Attendevo ansiosamente l'arrivo di qualche incauto malcapitato.
Pareva uno dei tanti pomeriggi infiniti, me ne stavo seduto comodo dietro l'altare pronto a scattare sull'attenti nel momento fatidico in cui il triportico si sarebbe spalancato.
Sfogliando svogliatamente la Bibbia (solo per farmi trovare pronto come figura di persona estremamente devota) sospiravo e guardavo di tanto in tanto il bell'orologio Rolex.
Provai a fantasticare su chi sarebbe potuto entrare quel giorno, se un giovane riccioliuto dall'aspetto simile ai Geni dipinti ad affresco sul soffitto della chiesa o se un docile bambino pronto a diventare un chirichetto.
O se addirittura una graziosa fanciulla inviolabile.
Dovetti aspettare ancora un'ora, quando finalmente arrivò l'atteso momento. Il portone cigolò e si aprì ed entrò un giovane succulento che non dimostrava più di diciotto anni. Appena mise piede nel mio territorio mi alzai dalla mia postazione e mossi alcuni passi verso di lui.
Aveva un viso bello e giovane, perfetto nel suo candore ma rovinato da un'espressione colma di dolore.
-Benvenuto, figliolo, nella casa di Dio.
Dissi io spalancando le braccia ed avvicinandomi ancor di più.
Oh sì, pregustavo già un pasto delizioso, anche se solitamente li preferivo più giovani e impauriti.
-Padre..
Sussurrò lui, con il viso quasi in lacrime. Cinsi subito con un braccio le sue spalle esili, approfittando dell'apparente stato di shock della mia vittima.
-Raccontami tutto, non temere, Dio ti ascolterà attraverso me.
Questo annuì leggermente, non troppo convinto, i ciuffi biondi che ricadevano sulla fronte.
Ero estremamente curioso di sapere che peccati tanto gravi avesse commesso questo ragazzo per essere così sconvolto.
Ormai mi ero abituato agli ipocriti che arrivavano da me per ammettere i peccati minori, diffidenti dell'estrema segretezza tra prete e fedele. Quando espiavo le loro colpe, nonostante fossero le minori, se ne andavano via tutti sollevati credendo di essere stati purificati anche dalle azioni più malvagie.
Questo se non ricevevano il mio trattamento speciale, chiaro. Esso era destinato soltanto a credenti di giovane età, l'età giusta per attaccare. Per qualche strana ragione, dopo essere stati toccati da me, non avevano il coraggio di rivelare in giro ciò che realmente gli era successo. I bambini tornavano dai genitori con il viso sconvolto e rigido, spesso rimuovevano l'accaduto o fingevano di rimuoverlo. Sui bambini colpivo più volte perché erano particolarmente innocui, ma i ragazzi non erano così inermi. Ciò che succedeva a loro rimaneva bene impresso nella mente, io lo sapevo, tuttavia anche a loro mancava la forza morale di dire in giro la verità.
Non mi fui mai posto il problema del tipo, faccio ciò che è giusto. Poiché se c'era una cosa che mi rendeva perversamente felice, era seguire i miei istinti. D'altronde, non vedevo cosa ci fosse di male in un povero parroco nello sfogare le proprie frustrazioni sessuali, avevo anche io i miei diritti.
Ma questo ragazzo, questo che si sedette davanti a me con il viso che era una maschera di disperazione, aveva un qualcosa di strano. E, prima di agire e seguire la strategia, ero veramente curioso di sapere che avesse da raccontare di così terribile.
Rimase in silenzio per un lungo minuto, come se stesse riflettendo sulle parole giuste da dire, poi si decise a cominciare la confessione:
-Padre, io.. ho molto peccato.
Ancora silenzio, voleva che lo incalzassi a parlare.
Così feci.
-Di cosa si tratta, figliolo?
-Io, ho seguito la via della perdizione a lungo, diversi anni.
Annuii visibilmente interessato, mentre la giovane preda teneva gli occhi distanti dai miei, come se avesse paura di trovarci riflesse le sue colpe che aggravavano il suo cuore pesante.
-Ero così annoiato, così annoiato, padre.. tutto mi disgustava. Volevo soltanto divertirmi, seguendo i miei istinti.
Rabbrividii al termine da lui usato, ma cercai di mantenere lo sguardo sempre della stessa espressione misericordiosa.
-Ho imbrogliato le persone, le ho prese in giro illudendole e sfruttandole per i miei scopi.
-Quali scopi?
-Ogni cosa che desideravo, signore. Quindi innanzitutto i soldi.
Si portò le mani alle tempie, fissando il pavimento in marmo nero.
-Rubavo con l'inganno, dicevo cose non vere per accrescere il mio portafogli. Escogitavo congetture e strategie sfruttando la mia dote di manipolatore per arricchirmi, solo questo mi importava, arricchirmi, e se le persone mi credevano e si fidavano veramente di me, vivevano nell'illusione.
Annuì ancora ma mi resi conto di non essere più in grado di apparire lo stesso parroco misericordioso e dal cuore grande di prima. Una leggera, meschina, goccia di sudore scivolò dolcemente per il mio collo.
Il ragazzo, nel frattempo, si portò le mani nella chioma bionda con un gesto di esasperazione.
-Non solo facevo credere alle persone cose non vere per arricchirmi, oltre che essere un ladro mi sono macchiato di avidità, non riuscivo mai ad accontentarmi. Avevo la presunzione di volere di più, di più, sempre più egemonia.
Un'altra goccia di sudore scese per l'ormai bagnato collo.
-Figliolo..
Boffonchiai mentre facevo per poggiargli i palmi sulle spalle. Dovevo troncare le parole e passare ai fatti. Ma mi interruppe in quel lamento stremato e sconvolto di dolore.
-Ma la cosa peggiore, la cosa peggiore, padre, è che ho violentato delle ragazze. Rifilando a loro (appunto con l'inganno) delle droghe, illudendole e proiettandole in una dimensione in cui non riuscivano a capire ciò che succedeva. L'ho fatto, le ho violentate, non riuscivano a ribellarsi. Erano troppo sconvolte. La paura, soprattutto. E la sorpresa! Chi mai si aspetterebbe, da un ragazzo come me, dall'aspetto così innocuo e benevolo, un simile trattamento? Chi mai si aspetterebbe da un ragazzo apparentemente gentile e giusto tutto questo? Avido ladro, subdolo ingannatore, meschino stupratore. Chi mai se lo aspetterebbe?
Padre, lei è troppo buono ad ascoltarmi, lei è troppo buono a guardarmi con quegli occhi pieni di pietà. Pietà, per me, sì. Per fortuna che non sono tutti come me, degli schifosi bastardi come me.. per fortuna..